Nel
dibattito in corso sull’inquinamento FORTEMENTE NOCIVO prodotto
dalla Ferriera di Servola (vedi anche il servizio de "LE IENE" http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/10/24/toffa-trieste-l%E2%80%99altra-ilva_8377.shtml, e il "Fatto Quotidiano" http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/22/ferriera-di-trieste-dati-sulla-mortalita-legata-alle-emissioni-batte-taranto/752089/), NON vi è alcuna seria attenzione delle
alternative occupazionali.
All’inizio del 2014 è stato presentato al pubblico il progetto della
AMEM di Vienna per la costruzione di un nuovo grande terminal
portuale nell’area ( http://www.amem.at/pdf/AMEM_Servola-Infrastucture.pdf), compatibile con il mantenimento di lavorazioni
siderurgiche a freddo non inquinanti, progetto che giaceva nei
cassetti di politici e istituzioni.
Questo progetto è stato pesantemente attaccato perché ritenuto “alternativo” alla vendita ad Arvedi.
Questo progetto è stato pesantemente attaccato perché ritenuto “alternativo” alla vendita ad Arvedi.
Successivamente
è stato reso pubblico, ma non ufficialmente, il progetto di Alpe
Adria , società controllata dalla APT, che prevedeva un nuovo
terminal portuale che calcolava a regime oltre 1.600 posti di lavoro
e anche questo progetto è stato pesantemente attaccato perché non
conforme alla progettata vendita ad Arvedi.
Abbiamo
più volte sottolineato che la soluzione del problema Ferriera è la
CHIUSURA DELLA LAVORAZIONI INQUINANTI “A CALDO”, le cui
emmissioni non sono contenibili, e il contemporaneo avviamento della
costruzione di un nuovo GRANDE TERMINAL PORTUALE nell’area,
comprendente anche la Piattaforma Logistica, estendendovi il Punto
Franco Portuale limitrofo.
Insieme a un RETROPORTO nella Zona Industriale e alle Noghere con estensione del Punto Franco Industriale, attualmente semiabbandonato presso il Canale Navigabile, ma che prevede vantaggi fiscali significativi come l’ esenzione da tasse per energia e carburanti.
E, naturalmente, riattivando i collegamenti ferroviari con la linea per Aquilinia.
Insieme a un RETROPORTO nella Zona Industriale e alle Noghere con estensione del Punto Franco Industriale, attualmente semiabbandonato presso il Canale Navigabile, ma che prevede vantaggi fiscali significativi come l’ esenzione da tasse per energia e carburanti.
E, naturalmente, riattivando i collegamenti ferroviari con la linea per Aquilinia.
Un
grande terminal portuale con un retroporto con regime agevolato di
Porto Franco Industriale porta non solo attività logistiche ma anche
industriali di vario genere con FORTE INCREMENTO DI POSTI DI LAVORO
di molte volte superiore a quelli dell’ Area a Caldo della
Ferriera.
Anche la costruzione del terminal e la dismissione e bonifica dell’ “area a caldo” comportano posti di lavoro nel periodo di transizione.
Anche la costruzione del terminal e la dismissione e bonifica dell’ “area a caldo” comportano posti di lavoro nel periodo di transizione.
Non
è necessario, né utile spostarvi il Punto Franco di Porto Vecchio
perché BASTA ALLARGARE I PUNTI FRANCHI ESISTENTI, come è stato
fatto a maggio nei pressi dell’Ausonia, e per un retroporto il
PUNTO FRANCO INDUSTRIALE offre maggiori vantaggi economici e
fiscali.
Il Punto Franco Nord sta bene in Porto Vecchio per facilitarvi l’ insediamento di attività produttive, hi-tech e finanziarie che creano lavoro qualificato.
Il Punto Franco Nord sta bene in Porto Vecchio per facilitarvi l’ insediamento di attività produttive, hi-tech e finanziarie che creano lavoro qualificato.
La
colpevole inerzia della politica locale e della precedente Autorità
Portuale riguardo questi temi strategici ha fatto sì che il Porto di
Trieste sia giunto impreparato alle sfide dei nuovi traffici fra
Oriente e Occidente generati dalla Nuova Via della Seta, in cui
Pechino sta investendo 140 miliardi di dollari, e dal costituendo
grande nodo logistico intermodale di Vienna dovuto agli accordi fra
ferrovie Austriache e Russe (http://faqts.blogspot.it/2015/02/come-escono-ed-entrano-i-treni-merci.html).
Viceversa
l’Autorità Portuale di Venezia, forte di appoggi politici
governativi, ha approntato il progetto di Porto Off-Shore e stretto
accordi con porti e autorità cinesi proprio per sfruttare questa
opportunità storica, analogamente a quanto ha fatto e sta facendo il
Porto di Capodistria.
Ora
i nodi vengono al pettine:
Si impone la tutela della salute pubblica con la chiusura dell’area a caldo della Ferriera ma si impone anche l’ immediato avvio di alternative occupazionali.
L’ alternativa si chiama sviluppo del PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE per metterlo in grado di cogliere le sfide del nuovo mondo globalizzato, utilizzando i notevoli vantaggi derivanti dall’ Allegato VIII.
Si impone la tutela della salute pubblica con la chiusura dell’area a caldo della Ferriera ma si impone anche l’ immediato avvio di alternative occupazionali.
L’ alternativa si chiama sviluppo del PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE per metterlo in grado di cogliere le sfide del nuovo mondo globalizzato, utilizzando i notevoli vantaggi derivanti dall’ Allegato VIII.
Non
è possibile che un porto di questa importanza si trovi in una
situazione di incertezza con un commissariamento di soli 6 mesi e con
una riforma della portualità, Delrio, che vuole trasformarlo in un
“Porto Regione” con retroporto in Friuli anziché a Trieste in
Zona Industriale, e con pendente ancora la questione del
Rigassificatore: il tutto in clamorosa violazione dell’ Allegato
VIII.
Facciamo
appello alla città perché questi temi, strategici per il futuro di
Trieste, siano posti al centro del dibattito a partire da questo
momento di emergenza sociale.