Il
concetto più gettonato è quello di crisi.
Tale
concetto è indicato come qualcosa di passeggero, di inevitabile e
imponderabile. Così non è. La crisi in realtà corrisponde all’aver
messo in circolazione una moneta di banche private. Tale moneta è
stata posta in circolazione ”a prestito”: ogni euro che usate è
un debito generato verso una banca privata, che pretende il pagamento
dei debiti. In altri termini: il valore nominale della moneta, per
esempio 100 euro, corrispondono, per esempio, a un debito di 101 euro
verso la banca emittente. E’ facile comprendere che tale debito non
è estinguibile.
Genera altro debito. Per il pagamento di detto
debito lo Stato italiano genera sempre più tasse, in una spirale
infinita. Chi ha permesso tutto questo? Sempre gli stessi pseudo
politici che adesso si vogliono prodigare tanto per salvare i
lavoratori. In
sostanza ciò che chiamate crisi non ha un valore temporaneo nel
tempo, ma infinito, senza ritorno ed è questa la principale
motivazione che spinge le aziende a cercare altri lidi dove operare.
Peraltro voi, potendo, cosa fareste?
La
responsabilità dei Media
Un
altro aspetto oramai inquietante è la totale adesione acritica dei
media (giornali in testa) alla partitocrazia. Di giornalismo e di
giornalisti non vi è più traccia; le pagine dei giornali sono piene
delle panzane propagandistiche dei vari partiti. Nessuna traccia di
una qualche realtà oggettuale o di una qualche riflessione più
seria. Solo false promesse o notizie svianti. Così anche per la
situazione della Alcatel-Lucent: pagine intere spese a favorire
l’immagine dei diversi (falsi) salvatori, ma neanche una riga di
riflessione sulle cause vere dell’evento. Allo stesso modo, neanche
una riga sui possibili interventi che dovrebbero condurre le aziende
fuori dalla crisi. E’ la politica del ”bla bla”, tanto per
sedare gli animi. Show mediatici sulla pelle delle famiglie poste in
disperazione.
La
verità è ben diversa e la spiega bene Francesco Delzio (in
“Opzione Zero”, ed. Rubettino): “secondo
l’Istat sono ben 3,5 milioni nel nostro paese gli under 35 in
condizione “neet” ovvero i giovani che non fanno nulla: non
lavorano, non studiano, non fanno training professionale. E alzando
l’asticella anagrafica possiamo stimare che sono quasi 5 milioni
gli under 40 totalmente esclusi dal mercato del lavoro e, quindi,
privi di una vera “cittadinanza economico-sociale”: disoccupati,
inoccupati, neet e scoraggiati…”.
Una
domanda sorge spontanea: a quale cittadinanza dovranno ambire i disoccupati e inoccupati del nostro Territorio?