PERCHE'
BISOGNA SALVARE E LOTTARE PER
IL
PORTO INTERNAZIONALE DI TRIESTE.
Per
poter capire a fondo le opportunità derivate dall'applicazione dell'
ALLEGATO VIII bisogna dare un breve cenno storico su Trieste,
anche perché vorremmo rendere conto che ciò che vi stiamo
proponendo non sono idee strampalate di una manipolo di visionari, ma è
scritto nella storia della nostra città.
Il
18 marzo del 1719, data in cui cominciano le fortune di Trieste,
Carlo VI, imperatore d’Austria e Ungheria, istituisce la zona
Franca di Trieste estesa allora a tutta la città - avendo compreso
che la posizione ed i fondali di Trieste ne fanno per natura un porto
commerciale – e la porta al centro dell’Europa del commercio
verso e dall’Oriente.
Ci
piace dire che Trieste sia una città matriarcale, non solo perché
le donne triestine erano emancipate fin dagli inizi del ‘400 avendo
la gestione della famiglia e delle “bottega”, ma soprattutto
perché la vera rivoluzione economica-sociale per l’Impero e per
Trieste fu eseguita da un’imperatrice, Maria Teresa, figlia ed
erede al trono di Carlo VI.
A
partire dal 1748 Maria Teresa fece costruire il Porto Nord riducendo
la zona Franca alla sola zona dello stesso, fece costruire la
ferrovia che da Trieste trasportava le merci da e verso l’Europa
centrale e l’Oriente, trasformando la nostra città in un GRANDE
EMPORIO COMMERCIALE.
La
“belle époque” di Trieste raggiunge il suo apice all’apertura
del Canale di SUEZ il 17 novembre del 1869, fortemente voluto da un
triestino d'adozione qual'era il barone P. Revoltella, vicepresidente
della Compagnia universale del Canale di Suez, aumentando
esponenzialmente i traffici commerciali via nave e portando la nostra
città a diventare la terza città dell’Impero dopo due grandi
capitali quali Vienna e Budapest.
Il
porto Nord con la sua zona Franca ha creato a Trieste un INDOTTO
tale che nella nostra città non si poteva essere senza lavoro
!!!!
146 anni dopo, l'Egitto ha inaugurato il raddoppio del Canale di
Suez.
La storia si ripete ma i nostri amministratori non sono (purtroppo)
quelle persone lungimiranti di allora e si stanno lasciando scappare
un'altra grande opportunità per il rilancio del NOSTRO Porto
Internazionale e di conseguenza dell'economia della nostra città.
Basti pensare che nessuna delegazione (neanche nel ricordo di una
grande uomo qual'era il barone Revoltella) triestina ha presenziato
all'inaugurazione del raddoppio di Suez.
L'allegato VIII al Trattato di Pace di Parigi del 1947, fulcro della
collaborazione tra CLPT e Libera Impresa, ha regolamentato ciò che a
Trieste esiste da 296 anni, cioè UNA ZONA DI LIBERO SCAMBIO.
Noi
crediamo che Trieste debba sviluppare nuovamente la sua peculiarità
storica, L’EMPORIALITÀ
e tornare ad essere un centro nevralgico dei traffici portuali
internazionali.
Ma
cos'è una free zone o zona franca?
Dicesi
zona o punto Franco un territorio delimitato o non di un paese,
dove si gode di alcuni benefici doganali e tributari come non pagare
dazi doganali sulle importazioni o l’assenza di imposte.
In
Europa sostanzialmente si individuano due tipi di zone Franche:
- Le zone franche europee
- Le zone franche di Trieste
Perché, vi chiederete?
Perché
il Porto Franco Internazionale di Trieste o Porto Nord, è
regolamentato dall’Allegato VIII al Trattato di Pace del 1947.
Non
siamo noi a dirlo.
- Memorandum di Londra ottobre 1954 art.5 dove è previsto l’obbligo per il Governo Italiano a mantenere il Porto Franco Internazionale di Trieste ai sensi dall’art. 1 al 20 dell’Allegato VIII;
- Decreto Presidenziale del 27 ottobre 1954 istituzione del Commissario del Governo per il Territorio di Trieste con potere normativo;
- Decreto Commissariale del Governo n.29 del 19 gennaio 1955 dove il Commissario recepisce l’art. 5 del Memorandum di Londra;
- Trattato di Roma 1957 atto istitutivo della Comunità Europea art. 234 (ora 307) dove si evidenzia che le disposizioni del trattato non possono essere applicate in sostituzione a convenzioni più vantaggiose nei rapporti tra Stati facenti parte del Trattato stesso e quelli che non ne fanno parte, vedi Trattato di Pace di Parigi del 1947 e di conseguenza del suo Allegato VIII, firmato da 21 paesi di cui 5 non fanno parte della CE e quindi hanno il diritto di avvalersi delle condizioni più vantaggiose derivate dall’Allegato VIII;
- Decreto Presidenziale n.43 del 1973 Testo Unico in materia doganale all’art.169 che evidenzia che gli articoli del Decreto non sono applicabile nella zona del Porto Franco di Trieste in quanto sottoposto ai vincoli dell’Allegato VIII al Trattato di Pace di Parigi del 1947, in vigore e recepito dalla legislazione Italiana con la Legge 3054/52 in attuazione del Decreto del CPS n.1430/47;
- Legge 84/94 riordino della legislazione in materia portuale all’art.6 comma 12 recita che “fatta salva la disciplina vigente per i punti franchi compresi nella zona del Porto Franco di Trieste”;
- Sentenza del TAR del FVG n.1350/2014 confermata dal Consiglio di Stato in data 18/03/2014 dove si evidenzia che il regime del Porto Franco di Trieste ai sensi dell’art.5 del Memorandum di Londra del 1954 è regolamentato dagli art. 1 al 20 dell’Allegato VIII.
Quindi
per quanto riguarda la zona del Porto Franco di Trieste, il
regolamento che deve essere applicato è quello specificato
nell’Allegato VIII del TdP di Parigi del 1947, confermato
recentemente anche dalla dott.ssa Garufi (attuale Commissario del
Governo) che ha esteso, citando le stesse leggi e regolamenti di cui
sopra, il regime di zona Franca per una nota azienda di un noto
terminalista.
La
zona Franca di Trieste ha un regime speciale unico al mondo, perché
sancisce la sua extraterritorialità rispetto a qualsiasi paese e
rispetto alla comunità europea.
Nella
zona Franca di Trieste, al contrario di quelle regolamentate a
livello comunitario, si possono svolgere:
- traffici portuali in assenza di controlli doganali in quanto zona extra territoriale;
- attività produttive quali la manipolazione, la trasformazione e la vendita delle merci in regime extradoganale ed extraterritoriale in quanto la zona
È FUORI DALLA LINEA DOGANALE
APPUNTO UNA ZONA INTERNAZIONALE.
Le
zone Franche nel Mondo sono circa 3.000 suddivise in 135 paesi e
danno lavoro a 68.000.000 di persone, una media di 23.000 persone
occupate per ogni Free Zone, senza contare l'occupazione
nell'indotto.
Creano
un “PIL” di circa 500 miliardi di dollari all'anno, una media di
170 miliardi per ogni Free Zone.
NOI
ABBIAMO LA NOSTRA FREE ZONE SOTTO CASA E NON VOGLIONO DARCI IL
DIRITTO DI GODERE DI CIÒ
CHE LE LEGGI INTERNAZIONALI, NAZIONALI ED EUROPEE HANNO SANCITO.
RIPRENDIAMO
IN MANO IL NOSTRO FUTURO, ALLEGATO VIII SUBITO!
DIFENDIAMO
IL NOSTRO DIRITTO AL LAVORO!